MALERBA Agatino

AGATINO MALERBA015di Giuseppe e di Caterina Del Giudice, nacque a Catania il 1° maggio 1893 e morì in combattimento a quota 125 di Gorizia il 18 maggio 1917.
Iscritto nella facoltà di giurisprudenza dell’Università di Catania, interruppe gli studi e si arruolò il 31 dicembre 1913. Frequentato un corso per allievi ufficiali di complemento, il 21 gennaio 1915 ottenne la nomina a sottotenente nel 76° reggimento della brigata Napoli. Nel marzo successivo passò nel 147° reggimento Caltanissetta col quale, mobilitato, alla dichiarazione di guerra all’Austria il 24 maggio 1915, varcò il confine e, ai primi di giugno, sull’Isonzo, ai piedi del Carso, ebbe il battesimo del fuoco. Nel combattimento del 28 ottobre 1915 a Bosco Lancia, sul Monte San Michele, fu decorato di medaglia d’argento al valore. Ferito nell’azione mantenne saldamente la posizione dopo averla apprestata a difesa. Ricoverato in vari luoghi di cura ed all’ospedale Garibaldi di Catania, durante la degenza e la convalescenza proseguì gli studi conseguendo, in quell’Università, la laurea in legge. Promosso tenente nell’agosto 1916, appena guarito volle ritornare al fronte. Ammesso, a domanda, a frequentare il corso per mitraglieri, ottenne, al termine di esso, il comando della 309^ compagnia mitraglieri Fiat  assegnata al 119° reggimento fanteria Emilia in zona di operazioni. Durante la decima battaglia dell’Isonzo, in linea sulle alture ad est di Gorizia e precisamente sulla collinetta di Grazigna, conquistata il giorno 16 maggio 1917, contribuì validamente alla strenua resistenza. Per tre giorni, dal 16 al 18 maggio, battuto dal violento fuoco delle artiglierie nemiche, si prodigò per mantenere in efficienza le armi spostandole opportunamente e portandosi da una sezione all’altra per incoraggiare i suoi mitraglieri a resistere e dare il più valido aiuto alle fanterie. Nella lotta divenuta sempre più accanita e che aveva distrutto cinque delle sei armi della compagnia, con i serventi uccisi o feriti, si portò con mirabile e consapevole ardimento sull’arma rimasta ancora efficiente e, funzionando egli stesso da servente, continuò imperterrito a falciare col suo tiro il nemico finché cadde sulla mitragliatrice, travolto dallo scoppio di una granata. All’intrepido mitragliere venne conferita, con r. d. del 2 ottobre 1922, la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Comandante di una compagnia mitragliatrici, avendo perduto, in seguito ad un lungo bombardamento nemico, cinque delle sue armi e tutti i capi pezzo, manovrava egli stesso l’unica mitragliatrice, dove era rimasto a funzionare da servente il solo ufficiale superstite, riuscendo per tre giorni consecutivi, su posizioni allora conquistate, a respingere ripetuti contrattacchi avversari. Colpito a morte, veniva travolto coll’arma, lasciando gloriosamente la vita sul campo. Grazigna (Gorizia) , 16 – 18 maggio 1917.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1917,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 46.