MARCIAS Erminio

ERMINIO MARCIAS040di Agostino e di Pietrina Pani, nacque a Terralba provincia di Cagliari (ora provincia di Oristano)  il 14 agosto 1897 e morì in combattimento sul Carso il 19 agosto 1917.
Nato in famiglia di modesti agricoltori, penultimo di sette fratelli, frequentate le scuole elementari aiutò i genitori nei lavori dei campi. Chiamato alle armi con la sua classe ed arruolato nel settembre 1916, quando l’Italia era già in guerra con l’Austria, fu assegnato al deposito del 64° reggimento fanteria e, terminato il periodo di istruzione, nel gennaio dell’anno successivo, fu destinato al 136° reggimento della brigata Campania. Un mese dopo fu trasferito al 244° reggimento fanteria della brigata Cosenza, di recente costituzione, e assegnato alla 7^ compagnia. Il 23 maggio raggiunse col suo reparto la sinistra dell’Isonzo, tra Oppacchiasella e il Vallone, nel pieno svolgimento della decima battaglia dell’Isonzo, e partecipò alle operazioni per la conquista del saliente di Hudi Log, segnalandosi ben presto come soldato ardito e coraggioso, sempre primo nei cimenti, non smentendo la fama del valore guerriero dei fanti di Sardegna. In quell’azione, i fanti della 7^ compagnia lanciati animosamente all’attacco dal proprio comandante e superate le prime e le seconde linee austriache conquistarono ed oltrepassarono il paese di Hudi Log, tagliando fuori il saliente e catturando con centinaia di prigionieri anche ricco bottino di armi e di munizioni. Durante l’undicesima battaglia dell’Isonzo, col reggimento sempre schierato nel settore tra Hudi Log e Korite, nell’azione che dall’alba del 19 agosto si protrasse per tutta la giornata con la conquista di Korite, nelle alterne vicende della lotta, davanti alle linee del Versic, il fante Marcias si impose all’ammirazione dei compagni e dei superiori per il coraggio e lo sprezzo del pericolo coi quali si prodigò nel combattimento e poi sul terreno intensamente battuto dal nemico con artiglierie ed armi portatili. Primo in ogni ardimento e pronto al sacrificio di se stesso, lo si vide raccogliere i dispersi, rianimare i feriti e portare ordini attraverso zone violentemente battute dal fuoco avversario, nonostante fosse stato ferito fin dall’inizio dell’azione. Colpito ancora una volta da pallottola esplosiva al braccio destro, non volle abbandonare il proprio reparto né essere allontanato dal combattimento e poco dopo cadde per una terza mortale ferita di scheggia di granata. All’eroico fante sardo venne concessa alla memoria, con d. l. del 3 gennaio 1918, la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Esempio costante di mirabile attività e di indomito coraggio, pronto sempre alle più ardite imprese, non limitò la sua azione a compiere atti di valore personale, ma la rivolse anche a preparare i compagni, a raccogliere i dispersi, ad incitare gli esitanti, ed incuorare gli scossi. Ferito una prima volta, seguitò a combattere; ferito più gravemente una seconda volta, rimase ancora al suo posto, finché, colpito da scheggia di granata, incontrava morte gloriosa. VersicKorite, 19 agosto 1917.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1917,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 96.