PACE Umberto
di Vittorio e di Candida Anzuini, nacque a Pettorano sul Gizio de L’Aquila il 22 aprile 1894 e morì in combattimento sulle pendici di M. Sleme il 14 agosto 1915.
Orfano di padre a 17 anni e costretto ad assumere il mantenimento della famiglia, trovò impiego presso le ferrovie dello Stato. Chiamato alle armi il 7 settembre 1914 nel 42° reggimento fanteria della brigata Modena, ebbe i galloni di caporale nell’aprile 1915. Un mese dopo, alla dichiarazione di guerra all’Austria, passò il confine col reggimento prendendo posizione sul medio Isonzo, nel settore dello Sleme-Mrzli, alle dipendenze dell’8^ divisione. Fin dai primi giorni di guerra ottenne di far parte del nucleo arditi reggimentale, sempre pronto ad offrirsi per azioni rischiose con i suoi uomini sui quali esercitava grande ascendente per la bontà d’animo ed il coraggio personale. Il 21 luglio, dopo aver tagliato in pieno giorno un tratto di reticolato nemico, rimase per quattro ore a pochi metri dalla trincea esposto al fuoco di fucileria dei difensori. Nella notte successiva, ritornato sul posto, ricuperò la salma di un soldato della sua compagnia caduto il giorno prima, sfuggendo alla violenta reazione di fuoco avversario. Il 14 agosto, durante il terzo attacco contro lo Sleme, nel quale il reggimento, malgrado il successo iniziale, era venuto a trovarsi in difficoltà non essendo riuscito a superare le difese passive dell’avversario, il caporale Pace alla testa della sua pattuglia, dopo aver fatto saltare il primo ordine di reticolati con tubi esplosivi ed attraversatolo, si portò la sera a tagliare con le pinze il secondo reticolato. Aperto, così, un varco che avrebbe permesso al reggimento di passare all’attacco, mentre si apprestava a rientrare nelle linee, scoperto dal nemico, cadde colpito da una raffica di mitragliatrice.
Con d. l. del 25 giugno 1916 gli venne concessa, alla memoria, la medaglia d’oro al v. m.
Dice la motivazione:
Sempre volontario in tutte le imprese più arrischiate, diede costante prova di intelligente audacia e di mirabile valore. Comandante di pattuglia, si portava di giorno, e in terreno scoperto e difficile, sotto il reticolato nemico tagliandolo ed attraversandolo. Rimaneva, poi, per quattro ore, a 20 metri dalla trincea avversaria, sotto il fuoco di artiglieria e fucileria, nonostante le penotte successiva, ritornava sulla stessa posizione, insieme con altro militare, per ricuperare la salma di un compagno caduto, che trasportava dietro le nostre trincee. Si recava inoltre, varie volte, a collocare e far brillare tubi esplosivi nei reticolati nemici, noncurante del nutrito fuoco avversario, e, nell’ultima di queste ardite imprese, lasciava gloriosamente la vita. – M. Sleme, 21 luglio e 14 agosto 1915.
G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 72.