RAPINO Pantaleone

PANTALEONE RAPINO025di Francesco Paolo e di Maria Arcangela Di Stefano, nacque ad Ortona a Mare il 29 marzo 1889 e morì in combattimento a Porte di Salto n (M. Grappa) il 15 giugno 1918.
Compì gli studi medi in una scuola tecnica privata nella sua città natale e conseguì la licenza tecnica nel 1907 a Città S. Angelo. Nello stesso anno, alla fine di dicembre, si arruolò volontario allievo sergente nel 36° reggimento fanteria e, nel novembre 1911, fu ammesso alla Scuola Militare di Modena col grado di sergente maggiore. Ottenuta la nomina a sottotenente nel 49° reggimento fanteria nel febbraio 1913, l’anno dopo, col 50° fanteria, partì volontario per la Libia dove conseguì, nel luglio 1915, la promozione a tenente e, nel novembre successivo, quella a capitano. Rientrato in Patria poté finalmente vedere esaudito l’ardente suo desiderio di partecipare alla guerra contro l’Austria sul fronte nazionale e nel febbraio 1916 raggiunse il suo vecchio reggimento, il 49°, in zona di operazioni nel Cadore. Qualche settimana dopo, il 10 aprile, in Val Cordevole, ferito all’addome durante un servizio di esplorazione fu costretto a lasciare il fronte per essere ricoverato in ospedale. Riprese servizio alla fine di luglio ed inviato in Albania al 203° reggimento Tanaro assolse incarichi di carattere tecnico. Dopo i tragici avvenimenti di Caporetto, che portarono all’invasione austriaca di gran parte del Veneto, il capitano Rapino sentì imperioso il bisogno di tornare in Italia per la difesa del suolo della Patria ed ottenne, dopo pressanti richieste, di essere trasferito, ai primi di marzo del 1918, al 119° reggimento fanteria Emilia, sul Grappa. Per le sue riconosciute capacità di comando e di valore gli venne affidato, alla vigilia della battaglia del solstizio, il comando del I battaglione del 120° reggimento della stessa brigata, destinato a presidio dell’importante posizione di quota 1292 alle Porte di Salton. Scatenatasi l’offensiva austriaca, il capitano Rapino oppose per più giorni col suo battaglione strenua resistenza ai ripetuti, successivi e violenti attacchi del nemico. Ferito gravemente non volle abbandonare il terreno della lotta e continuò a combattere. Esausto per la grave ferita e circondato dagli austriaci, sdegnosamente respingeva la resa che gli veniva offerta insieme ai pochi superstiti e cadde sotto il pugnale di un ardito avversario.
Alla memoria del prode ufficiale fu conferita, con moto proprio sovrano del 30 agosto 1918, la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Comandante di battaglione in posizione avanzata esposta a violenti attacchi del nemico che da venti giorni lo premeva con forze soverchianti, si erigeva a campione di una difesa epica, infondendo, con alto esempio di valore, saldo spirito di resistenza nelle sue truppe. Ferito gravemente, rimaneva sul campo, continuando ad animare i suoi. Circondato dagli avversari, nell’impossibilità di difendersi, veniva pugnalato nel luogo ove giaceva, dimostrando al nemico, con eroico contegno, tutto il suo sprezzo e la sua fierezza. Porte di Salton, 15 giugno 1918.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 70.