RIBET Giovanni
di Giovanni Tommaso e di Margherita Pastre, nacque a Pomaretto di Torino il 25 maggio 1871 e morì in combattimento a Lokvica il 14 agosto 1916.
Conseguita la licenza liceale nel Liceo di Torre Pellice, nel novembre 1890 si arruolò volontario nel plotone allievi ufficiali di complemento presso il 62° reggimento fanteria e nel marzo 1892 ottenne le spalline di sottotenente. Ammesso col grado di sergente, nel 1893, alla Scuola Militare per Sottufficiali a Caserta, uscì sottotenente in servizio effettivo nell’ottobre 1895. Destinato al 16° reggimento fanteria della brigata Savona, fu promosso tenente nell’aprile 1899. Con la promozione a capitano, conseguita nell’ottobre 1910, fu trasferito al 29° reggimento Pisa dove ebbe l’incarico di aiutante maggiore in prima dal marzo 1914. Nel maggio 1915 allorché il reggimento entrò in guerra sul Basso Isonzo, di fronte alle posizioni austriache del Monte San Michele, egli, che era ancora aiutante maggiore, dette subito prova di capacità di comando, di cosciente ardimento e di generoso altruismo, meritando nei combattimenti del 6 e 7 luglio 1915, la prima medaglia d’argento al v. m. Promosso maggiore dal giugno 1915 ed assunto il comando del II battaglione, pei combattimenti sul San Michele del 21 luglio gli fu conferita una medaglia di bronzo al v. m. per il coraggio ed il valore dimostrati. Nell’aprile del 1916, per aver col suo battaglione partecipato alla conquista del Dente del Groviglio, posizione aspramente contesa e che, raggiunta, mantenne per tre giorni resistendo impavido al fuoco e agli impetuosi contrattacchi nemici, venne decorato della seconda medaglia d’argento al v. m. La terza medaglia d’argento al valore gli fu concessa ed una proposta di promozione per merito di guerra gli fu fatta per l’energia con la quale mantenne le posizioni occupate dal suo battaglione durante l’attacco con i gas asfissianti sul San Michele il 28 e 29 giugno. Il 14 agosto, nel pieno svolgimento della battaglia di Gorizia, sulle alture di Lokvica, ancora una volta confermò le sue eccezionali qualità di ardito comandante. Raggiunta, alla testa del battaglione, la trincea nemica ne catturò i difensori; quindi nell’assalto alle seconde linee, seguito da pochi animosi, cadde combattendo. La motivazione della medaglia d’oro al v. m., concessagli alla memoria con d. l. 31 dicembre 1916, dice:
Costante e fulgido esempio delle più alte virtù, attraversava alla testa del suo battaglione i reticolati e conquistava una trincea avversaria. Battuto di fronte ed ai fianchi, spingevasi con pochi animosi ancora al di là. lvi, circondato dai nemici ed invitato alla resa, rispondeva col fuoco del suo revolver e di una pistola mitragliatrice, uccidendo un ufficiale austriaco e difendendosi disperatamente, finché cadeva per non più rialzarsi: simbolo di quell’ardimento e di quel senso di onore e di dignità militari che distinguono l’ufficiale italiano. – Lokvica, 15 agosto 1916.
G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 256.