SACCO Umberto

SACCO UMBERTO048di Giovanni e di Fortunata Fumero, nacque ad Alba di Cuneo il 9 giugno 1898 e morì in combattimento sul Montello il 20 giugno1918.
Conseguì nell’Istituto tecnico F. A. Bonelli  di Cuneo il diploma di geometra nel 1916 e l’anno dopo, in aprile, fu chiamato alle armi. Inviato in maggio alla Scuola Militare di Modena per frequentarvi un corso per allievi ufficiali di complemento e nominato aspirante nell’agosto successivo, fu destinato al 112° reggimento fanteria della brigata Piacenza. Raggiunto il reggimento sul Nad Logem, prese parte all’undicesima battaglia dell’Isonzo e combatté, poi, sul fronte del Podkoriti e nella zona di Doberdò. Dopo il ripiegamento dalle trincee del Carso al Piave, alla fine di ottobre del 1917, giunse, il 6 novembre, in località Visnadello, sulla destra del fiume. Pochi giorni dopo venne trasferito al 74° reggimento Lombardia, dislocato nelle retrovie per la riorganizzazione e con la promozione a sotto tenente svolse le delicate mansioni di aiutante maggiore in seconda. Ritornato in linea col reggimento alla fine di gennaio del 1918, nel settore orientale del Grappa, il 17 giugno, mentre infuriava la battaglia del Piave, fu inviato sul Montello e due giorni dopo, il 19, prese parte, benché febbricitante, alla controffensiva, entrando in azione verso Casa Serena. Dopo aver sostituito l’ufficiale comandante il reparto lancia torpedini, che era stato ferito fin dall’inizio dell’azione, il giorno 20, ancora tormentato dalla febbre, non volle abbandonare i suoi uomini impegnati nel combattimento. Colpito da una pallottola al ginocchio destro e caduto per terra, sorpreso da una pattuglia nemica mentre era impossibilitato a muoversi, all’intimazione di resa, rispose difendendosi col moschetto e cadde crivellato di ferite. Il suo corpo venne ritrovato alcune ore dopo, dai rinforzi sopraggiunti, col moschetto ancora in pugno. Alla memoria dell’eroico ufficiale venne concessa, con r. d. 23 ottobre 1921, la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Aiutante maggiore in seconda, benché febbricitante, volontariamente sostituiva il comandante di un reparto lanciatorpedini, rimasto ferito in cruenta lotta contro una mitragliatrice avversaria, e con sereno sprezzo del pericolo, slanciatosi all’attacco, la catturava facendo tredici prigionieri, fra cui un ufficiale. Il giorno seguente, sempre febbricitante, con mirabile ardimento e saldo cuore, prodigò se stesso con la parola e con l’esempio ovunque più aspra fu la lotta e più gravi le perdite, infiammando i soldati e trascinandoli all’assalto. Avuta spezzata la rotula del ginocchio destro, ordinava ai soldati che lo trasportavano di lasciarlo ed accorrere in aiuto del comandante del battaglione, che vedeva in pericolo di essere catturato, ma rimasto solo, fu a sua volta assalito da una pattuglia nemica. Fieramente impegnava con essa combattimento, sostenendolo fino all’estremo. Veniva poi raccolto col moschetto in pugno e crivellato di proiettili. Fulgido esempio di eccelse virtù militari. – Montello, 19 – 20 giugno 1918.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 114.