STUPARICH Carlo

STUPARICH CARLO076di Marco e di Gisella Gentilli, nacque a Trieste il 3 luglio 1894 e morì in combattimento su Monte Cengio (Altipiano di Asiago) il 31 maggio 1916.
Frequentato a Trieste il ginnasio-liceo Dante Alighieri, nell’ottobre 1913 si iscrisse, a Firenze, all’Istituto di Studi superiori nella facoltà di lettere e filosofia. lvi ebbe inizio la sua breve vita di poeta, di letterato e di pubblicista. Conobbe e fu amico di eletti scrittori quali il Papini, il Prezzolini e il Bastianelli e fu collaboratore della Voce , che pubblicò di lui alcuni saggi letterari di notevole interesse umanistico.
Assertore instancabile dell’italianità della terra natia, il 29 maggio 1915, dopo la dichiarazione di guerra all’Austria, lasciate le aule universitarie, si arruolò, col nome di guerra  Sartori assieme al fratello Giovanni nel 1° reggimento granatieri di Sardegna, soldati nella stessa compagnia, uniti dalla stessa fede e dallo stesso ideale. In linea sul basso Isonzo, fin dai primi giorni di giugno partecipò a tutte le azioni svolte dal reggimento nella zona di Monfalcone, segnalandosi sempre per altissimo senso del dovere, di sacrificio e per virile fermezza. Alla testa di nuclei di volontari incaricati di aprire varchi nei reticolati con tubi di gelatina esplosiva o con pinze tagliafili, sfidò ogni pericolo, anche quello della terribile sorte che poteva toccargli in caso di cattura da parte del nemico. Nominato sottotenente di M. T. alla fine di luglio, fu inviato al XCII battaglione M.T. per compiervi il servizio di prima nomina, terminato il quale, il 1° febbraio 1916, volle raggiungere nuovamente il suo reggimento e si batté valorosamente nelle trincee di Oslavia, a Lenzuolo bianco, sotto San Floriano, alla testa di ponte di Gorizia. Nell’attacco austriaco del 30 maggio, venutosi a trovare col suo 3° plotone in una posizione isolata e di fronte a forze soverchianti che lo minacciavano da ogni parte, si batté fino all’ultimo in mezzo ai suoi uomini non cedendo di un sol passo. Allorché tutti i suoi granatieri caddero a lui intorno, morti o feriti, rimasto privo di munizioni, per non cadere vivo in mani del nemico, si diede stoicamente la morte con l’ultimo colpo di pistola rimastogli.
La motivazione della medaglia d’oro al v. m., concessagli alla memoria con d. l. del 23 marzo 1919, così dice:

Nobilissima tempra di soldato, volontario dallinizio della guerra, si votò con entusiasmo alla liberazione della terra natia. Comandante di una posizione completamente isolata, di fronte a forze nemiche soverchianti, accerchiato da tutte le parti, senza recedere di un passo, sempre sulla linea del fuoco, animò ed incitò i dipendenti, fulgido esempio di valore, finché rimasti uccisi o feriti quasi tutti i suoi uomini e finite le munizioni, si diede la morte per non cader vivo nelle mani dell’ odiato avversario. Monte Cengio, 30 maggio 1916.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 180.