VECCHI Agamennone

VECCHI AGAMENNONE105di Cesare e di Teresa Ferri, nacque a Cremona il 2 agosto 1872 e morì in combattimento nella piana di Lucinico il 6 agosto 1916.
Discendente da antica e nobile famiglia modenese, appena ultimate le scuole medie inferiori volle seguire la carriera del padre, ufficiale dell’esercito e si arruolò volontario, ancora diciassettenne, nel 22° reggimento cavalleggeri Catania come allievo sergente. L’anno dopo, nel gennaio 1890, passò all’89° reggimento fanteria dove nel luglio 1891 fu promosso sergente. Nell’ottobre del 1896, col grado di furiere fu ammesso per concorso alla Scuola Militar e di Modena, uscendone nel 1898 con le desiderate spalline di ufficiale in servizio effettivo. Assegnato al 1° reggimento fanteria della brigata Re, ivi ottenne la promozione a tenente quattro anni dopo e quella di capitano dal 1° gennaio 1913. Trasferito nel 28° reggimento della brigata Pavia, ebbe la carica di aiutante maggiore in prima dal gennaio 1915, e la conservò anche quando il reggimento fu mobilitato ed entrò in guerra nel maggio successivo. Al fronte, sull’Isonzo, fu di valido aiuto al suo comandante di reggimento, e per l’opera efficacemente svolta durante le aspre e sanguinose battaglie sul Monte Sabotino nella terza decade di ottobre fu decorato di una medaglia di bronzo al v. m. Trasferito col reggimento nelle trincee del settore del Podgora, assunse alla fine di luglio del 1916 il comando del II battaglione dello stesso 28°, pochi giorni prima, cioè, dell’offensiva che doveva portare alla conquista della città di Gorizia, proprio per merito principale dei fanti della brigata Pavia. Il 6 agosto, alle ore 16, ricevuto l’ordine di attaccare le difese avversarie fra il Podgora e Lucinico, lanciò il suo battaglione all’assalto protetto dal fuoco delle artiglierie alle quali l’avanzata veniva segnalata a mezzo di bianchi dischi; uno dei quali egli stesso stringeva in pugno come visibile segno di guida per i suoi fanti. Mentre impavido e sempre alla testa dei suoi soldati, superate con un balzo le prime due linee di difesa stava per raggiungere la terza linea avversaria, cadde colpito a morte da scheggia di granata nemica. Con moto proprio sovrano del 4 settembre 1916, alla sua memoria fu concessa la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

Con alto e cosciente senso della responsabilità del comando, convinto dellefficacia dell’esempio, postosi in testa all’ondata d’attacco del suo battaglione, in soli quaranta minuti, con impeto travolgente superava tre ordini di difese avversarie, espugnava tre ordini di trinceramenti, paralizzando l’azione del nemico con la fulmineità irrompente dell’attacco. Perseverando nell’azione per rendere ancora più brillante e decisivo il successo conseguito, colpito a morte da granata nemica, lasciava la nobile vita sul campo con tanto valore conquistato. Gorizia, 6 agosto 1916.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 238.