VENINI Corrado

VENINI CARLO067di Guido e di Gioconda Caimi, nacque a Como il 4 gennaio 1880 e morì il 20 maggio 1916 nel 35° ospedaletto da campo in Val Posina in seguito a ferite riportate in combattimento.
Di famiglia originaria di Porlezza, sul Lago di Lugano, compiuti gli studi classici nel liceo Volta di Como, entrò alla Scuola Militare di Modena il 29 ottobre 1898 e nel settembre 1900 uscì sottotenente in servizio effettivo destinato al 3° reggimento alpini. Promosso tenente nel dicembre del 1903 fu assegnato alla compagnia sciatori, da poco costituita, con la quale compì ardite escursioni di addestramento in alta montagna. Per l’opera prestata in Calabria nel settembre 1905 in soccorso della popolazione colpita dal terremoto gli fu concesso un attestato di pubblica benemerenza. Con la promozione a capitano, conseguita a scelta nel dicembre 1912, fu trasferito al 5° reggimento alpini e col battaglione Vestone partì, nel gennaio 1913, per la Libia, al comando di una compagnia. Rimpatriato nel febbraio 1914, dal 24 maggio dell’anno successivo, col battaglione Vestone, del quale aveva assunto temporaneamente il comando, partecipò alle operazioni di guerra contro l’Austria in Val di Ledro. Dal novembre comandò la 91^ compagnia del battaglione con la quale, nell’aprile 1916, entrò a far parte del battaglione M. Suello, di nuova formazione. Iniziata, nella primavera del 1916, l’offensiva austriaca nel Trentino, fu inviato sugli Altipiani. Sebbene già designato ad altro incarico, il 18 maggio 1916, non volle abbandonare i suoi alpini nell’imminenza dell’attacco, già predisposto, per la rioccupazione dell’importante posizione di Cima Maggio, in Val Posina. Il 18 maggio, sempre alla testa dei suoi soldati, sprezzante di ogni pericolo, mentre era intento a rianimare e riordinare i reparti già scossi dalle perdite subite, fu investito dallo scoppio di granata nemica. Ferito, continuò a combattere fino a quando ebbe l’ordine di ripiegare. Trasportato alla 35^ sezione di Sanità, vi spirò dopo due giorni, col pensiero rivolto alla Patria ed alla famiglia, lasciando al figlio giovanetto un nobile messaggio, a guisa di testamento, che ebbe grande influenza nella formazione spirituale del giovane, il quale, nella seconda guerra mondiale, emulò le gesta eroiche del padre. La motivazione della medaglia d’oro al v. m. alla memoria, concessagli con r. d. 8 gennaio 1923, dice: 

Comandante di reparti alpini e di fanteria, in aspro ed efficacissimo combattimento, eccezionalmente arduo per speciali condizioni di terreno e per l’intenso bombardamento nemico, dirigeva l’azione con piena sicurezza di comando, esponendosi costantemente per infondere nelle sue truppe, con la parola e l’esempio, coraggio ed energia. Caduto mortalmente ferito, rifiutava di farsi trasportare al posto di medicazione e continuava per ben sette ore a dirigere l’azione e ad incitare i suoi uomini alla più strenua resistenza, offrendo fulgida prova di altissime virtù militari. Cima Maggio (Posina), 18 maggio 1916.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 162.