VOLTA Fernando

MOVM CONCESSE PER ATTI DI VALORE COMPIUTI DAL 1916 AL 1929 ANCHE FUORI DAL TERRITORIO NAZIONALE

VOLTA FERNANDO114di Antonio e di Veronica Petti, nacque a Perugia il 20 luglio 1877 e morì nell’ospedale militare di Roma il 24 agosto 1917 in seguito a ferite riportate nello scoppio del deposito munizioni di Acquasanta.
Ancora giovanetto sentì una spontanea inclinazione per la carriera delle armi ed arruolatosi quale allievo sottufficiale nel 1° reggimento artiglieria da campagna il 30 dicembre 1897, conseguì le promozioni a sergente nel giugno 1899 e a furiere nel maggio 1903. Soldato nel senso più nobile della parola, per integrità di carattere, sentimento saldo della disciplina, concezione esatta del dovere, seppe farsi ben volere e stimare dai superiori. Amato dai dipendenti, per i quali ebbe in ogni circostanza la generosità del suo animo paterno, dimostrò con la fermezza del carattere la convinzione che la carriera. militare non fosse semplice professione, ma alta, delicata e generosa missione. Ottimo sottufficiale, istruttore per lunghi anni sul funzionamento dei pezzi di artiglieria, ebbe affidati, nei successivi gradi di maresciallo, maresciallo capo e maresciallo maggiore, importanti e delicati incarichi, ultimo dei quali, nel gennaio 1916, quello di guardia – batteria nel forte di Acquasanta, alla periferia di Roma, per la sorveglianza all’apprestamento dei mezzi di offesa e di difesa, necessari sui campi di battaglia. La sera del 24 agosto 1917, durante il normale caricamento con esplosivo dei proiettili di artiglieria, alcuni piccoli scoppi si manifestarono nei locali della batteria adibiti alla lavorazione. Seguì poi una fortissima esplosione e si levò nel cielo una fiammata altissima, con lancio tutto intorno di pietre e di schegge arroventate, dai locali sconvolti. Nel doloroso frangente, nel quale persero la vita molti artiglieri addetti al caricamento dei proiettili ed anche militari della guarnigione del forte, il maresciallo Volta, che si trovava in altra casermetta per dirigere il lavoro degli artificieri, intuito fin dai primi piccoli scoppi tutta la gravità del pericolo incombente, incurante della propria vita, si lanciò nell’interno del laboratorio per portare aiuto ai suoi uomini e porli in salvo. Ma nel generoso tentativo, investito dalla fiammata dell’esplosione, cadde ferito al capo da scheggia di granata. Trasportato in ospedale morì due ore dopo, confermando con il suo sacrificio la generosità del suo animo e l’attaccamento al dovere che avevano ispirato tutta la sua vita, esempio mirabile di virtù militari. La motivazione della medaglia d’oro al v. m., conferita alla di lui memoria con d. l. del 28 febbraio 1918, così si esprime:

Dopo un primo scoppio di alto esplosivo avvenuto in un locale di caricamento, incurante del grave pericolo vi penetrava con esemplare ardimento per rincuorare e salvare i suoi dipendenti. Nel compiere questo coraggioso atto rimaneva investito ed ucciso dalla fiammata, seguita da una seconda e più grave esplosione, perdendo così, con generoso sacrificio la giovane vita, mirabile esempio di virtù militare. Roma, 24 agosto 1917.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 252.