ZANFARINO Maurizio

ZANFARINO MAURIZIO081di Antonio e di Giovanna Solinas, nacque a Sassari il 10 maggio 1895 e morì nella 18^ sezione sanità per le ferite riportate in combattimento il 29 ottobre 1918.
Allievo del Collegio Militare di Roma e conseguita nel 1915 la licenza liceale, entrò alla Scuola Militare di Modena uscendone, dopo breve corso, con le spalline di sottotenente nel gennaio 1916, assegnato al 210° reggimento fanteria. Nel febbraio successivo fu trasferito al 46° reggimento fanteria Reggio che raggiunse in Cadore e col quale combatté nella regione di Col di Lana – M. Sief, nell’alto Cordevale. Promosso tenente nel dicembre 1916, a domanda, passò, dall’ottobre 1917, negli arditi, assegnato al VI reparto d’assalto, e dopo il ripiegamento al Piave, al IX battaglione  Fiamme nere. Si segnalò per valore nella battaglia del solstizio il 15 e 16 giugno 1918 a Col Fenilon e a Col Moschin, al comando di una sezione mitragliatrici e fu decorato di una prima medaglia d’argento al valore. Una seconda medaglia d’argento gli venne conferita il 24 giugno a M. Asolone. Il 29 ottobre, addetto al vettovagliamento del reparto, ottenne di tornare a combattere con i suoi arditi impegnando fierissima lotta col nemico per la conquista dell’ Asolone, fortemente difeso dall’avversario. Durante la battaglia, visto cadere ferito il porta stendardo del reparto, si lanciò a raccogliere il vessillo della Patria, tenendolo alto nel fragore della battaglia, per incitare alla lotta i fanti e gli arditi che combattevano frammisti, finché, per il suo magnifico ardimento, cadde colpito da pallottola di mitragliatrice.
Alla memoria dell’eroico ufficiale fu concessa, con r. d. 23 ottobre 1921 , la medaglia d’oro al v. m. con la seguente motivazione:

 Ufficiale di altissimo rendimento, già distintosi in precedenti fatti d’arme, troncò volontariamente la licenza di cui stava fruendo quando seppe che il battaglione era sul punto di iniziare una nuova azione offensiva, e da ufficiale di vettovagliamento insisté per essere portato sulla linea del fuoco. In fiero vittorioso combattimento, funzionando da aiutante maggiore di battaglione di assalto, diede prove luminose del più puro eroismo. Acceso da sacro entusiasmo, fieramente percorse più volte il terreno di combattimento, spazzato in modo micidiale dal fuoco di artiglieria e di numerosissìme mitragliatrici, per dirigere reparti e consigliare ed incitare i combattenti. Con un pugno di prodi si slanciò contro il nemico minaccioso, impegnando fierissima lotta corpo a corpo e riuscendo a spezzarne l’impeto. Ferito gravemente il porta stendardo del reparto, impugnò il tricolore, sollevandolo, nel fragore della battaglia, ad incitamento, come simbolo della vittoria. Colpito a morte da una pallottola di mitragliatrice, che gli trapassava la gola, si abbatté di colpo, ma, facendo appello alle sue ultime forze, si rizzò sulle ginocchia, e, con voce rantolante, in faccia al nemico lanciò l’ultimo grido Viva l’Italia!. Monte Asolone – Col della Berretta, 29 ottobre 1918.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 180.