CANETTI Gino
nasce nel 1914 a Langhirano (Parma). Capitano complemento, 119° reggimento fanteria.
Conseguito il diploma di scenografo presso l’Istituto Paolo Toschi, di Parma, si arruolava volontario, non ancora diciannovenne, quale allievo ufficiale di complemento nella Scuola di Palermo e nel giugno 1933 era nominato sottotenente. Assegnato al 61° reggimento fanteria, vi prestò servizio di prima nomina dal 1° febbraio al 31 agosto 1934. Richiamato alle armi per esigenze A.O. il 4 marzo 1935, il 2 aprile successivo partiva per l’Eritrea dove fu trasferito a domanda nel Corpo truppe coloniali. Dopo aver partecipato al conflitto etiopico e alle successive operazioni di grande polizia coloniale, rimpatriava nel 1939 col grado di tenente per riprendere la sua attività professionale. Alla fine del gennaio 1942, richiamato nel 119° reggimento fanteria Divisione Emilia che era in formazione, e destinata a compiti di occupazione nel Montenegro, sbarcò a Cattaro il 24 marzo dello stesso anno. Promosso capitano, assumeva il comando di una compagnia fucilieri. Alla fine di agosto del 1943 era schierato in difesa costiera alle Bocche di Cattaro contro eventuali sbarchi nemici.
Comandante di compagnia fucilieri di un battaglione a cui era stato dato il compito di attaccare un forte schieramento difensivo tedesco, durante la preparazione dell’attacco, esprimeva la sua decisa volontà di condurre vittoriosamente a termine l’azione, sia pure a costo del suo sacrificio personale. Incurante della violenta reazione avversaria, alla testa dei suoi uomini, che lo seguivano ammirati per tanto ardimento, si lanciava all’attacco delle posizioni nemiche. Ferito una prima volta ad una mano, noncurante di sé, accorreva la dove più ferveva la lotta dando prova ammirevole di un cosciente sprezzo del pericolo. Mentre stava per sopraffare un centro di resistenza, una bomba da mortaio gli asportava il braccio destro, sollevato per indicare ai suoi la via della vittoria. Colpito ancora una volta gravemente ad una gamba, insensibile al dolore e noncurante degli inviti di recarsi al più vicino posto di medicazione, piegatosi in ginocchio, con ammirevole stoicismo continuava ad incitare i suoi con l’esempio e la parola a persistere nella lotta, quando un colpo di granata che lo investiva in pieno, stroncava questa maschia figura di combattente e di comandante che cadeva fra i suoi che raggiungevano la meta e la vittoria. Nobile figura di eroe, che già in altre azioni di guerra aveva dato prova delle sue insuperabili doti di ardimento. – Kobila (Bocche di Cattaro), 14 settembre 1943.
Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 309.