BRIGANTI Luigi

nasce  a  Lentini (Siracusa) il 24 aprile 1924 (Wikipedia). Partigiano combattente.

Studente nel Liceo classico del Collegio San Michele ad Acireale, fu chiamato alle armi nel maggio 1943. Destinato al deposito del 64° reggimento fanteria ad Ivrea, prestava servizio alla compagnia comando alla dichiarazione dell’armistizio. Raggiunte le prime formazioni partigiane costituitesi in Val di Lanzo Torinese, venne poi nominato comandante di distaccamento nella 42^ Brigata Vittorio Lusani della 11^ Divisione Patria Monferrato. Due volte arrestato e in condizioni fisiche menomate in seguito alle torture subite, fu collocato in congedo nell’agosto 1946. Ripresi gli studi interrotti nonostante le sue precarie condizioni di salute e le difficoltà economiche, conseguì nel novembre 1957 la laurea in medicina e chirurgia presso l’Università di Catania. Specializzato in chirurgia della bocca nel 1960, venne nominato interno della clinica chirurgica dell’Università di Catania. Quale medico collaboratore presta la sua opera presso la Cassa mutua coltivatori diretti a Lentini. È morto a Lentini il 5 aprile 2006 (Wikipedia).

Comandante di distaccamento di una formazione partigiana, dà ripetute vivissime prove di temerarietà ed ardimento, incitando e trascinando i compagni nelle azioni più rischiose. Nel corso di un’azione isolata contro impianti militari delle truppe nazi-fasciste, compiuta a Casale Monferrato, cade prigioniero in mano nemica. Sottoposto alle più atroci torture nell’intento di ottenere da lui notizie sulla organizzazione delle locali forze partigiane, rifiuta sdegnosamente di fornire la benché minima informazione. Liberato dai suoi compagni, quando già innanzi a lui era stato schierato il plotone di esecuzione, nonostante che le profonde ferite causategli dalle torture non fossero ancora rimarginate, riprende il posto di combattimento con immutato slancio. Ancora convalescente, evita con atto di suprema generosità – la certa cattura di un ufficiale delle formazioni garibaldine, cedendo a questi il proprio nascondiglio e volontariamente costituendosi alle truppe nazi-fasciste. Nuovamente sottoposto ad altre più feroci e beffarde torture, dà, ancora una volta, esempio di altissima fedeltà alla causa, opponendo ai barbari aguzzini il suo eroico, doloroso silenzio. Liberato con uno scambio di prigionieri, eppur costretto a camminare su occasionali stampelle, trova tuttavia la forza di partecipare alle operazioni militari svoltesi nelle giornate conclusive della liberazione. Esempio veramente luminoso di assoluta dedizione, tenacia e completo sprezzo della vita. Valle di Lanzo, febbraio 1944Alto Monferrato; aprile 1945.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 700.