DUCE Livio

nasce a Ventimiglia (Imperia) il 5 dicembre 1897 (Wikipedia). Maggiore dei carabinieri s.p.e. (servizio permanente effettivo), Legione Territoriale Carabinieri di Roma.

Studente del terzo anno di ingegneria nell’Università di Genova, partecipò alla prima guerra mondiale, nel 1917 come sottotenente di complemento nel 23° raggruppamento artiglieria d’assedio e nel 1918 come tenente nel 18° raggruppamento pesante campale. Trasferito a domanda nell’Arma dei CC. (Carabinieri) col proprio grado nel 1920, prestò successivamente servizio nella legione di Genova, nella legione allievi di Torino ed infine, dal 1928, alla Scuola Centrale a Firenze come insegnante. Promosso capitano nel 1933 e destinato alla legione di Novara, fu trasferito nel 1936 al S.l.M. (Servizio Informazione Militari) presso il Ministero della Guerra. Volontario in Spagna per circa due anni riportò una ferita in combattimento. Rimpatriato con la promozione a maggiore comandò il gruppo Sassari fino al dicembre 1940, allorché fu prescelto a comandare il IX battaglione mobilitato col quale partì l’anno dopo per la Dalmazia. Nell’aprile 1942 messo a disposizione del Comando Superiore FF.AA. (Forze Armate) della Grecia, assumeva il comando dei CC. del III C.A. (Contraerei) fortemente impegnato sulle montagne dell’Attica. Caduto in una imboscata e raccolto ferito, fu fucilato il 24 sett. 1943.

Altre decorazioni: M.B. (Medaglia Bronzo) (Spagna, 1937); Cr.g. al V.M. (Croce di guerra al Valore Militare) (Spagna, 1938).

Comandante di battaglione carabinieri in territorio d’occupazione, caduto in una imboscata con una piccola colonna e circondato da soverchianti forze nemiche opponeva, benché ferito, accanita ed eroica resistenza imponendosi all’ammirazione degli stessi avversari, finché, ferito una seconda volta, sopraffatti e caduti quasi tutti i componenti della colonna, veniva catturato. Sottoposto a indicibili sevizie materiali e morali, rifiutava sdegnosamente l’offerta di aver salva la vita a patto di sottoscrivere falsa dichiarazione atta a trarre in inganno altri reparti italiani. Appreso che un compagno di prigionia era stato fucilato dichiarava che, se gli fosse toccata la stessa sorte, avrebbe saputo morire da Italiano e da Carabiniere. Condotto al luogo del supplizio manteneva col suo contegno fede alla promessa, finché cadeva fulminato dal piombo del nemico che ne aveva soppresso il corpo ma non piegato lo spirito. Ammirevole esempio di virile coraggio e di elette virtù militari. Montagne dell’Attica (Grecia), agosto 1943 – gennaio 1944.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 372.