FERREIRA Pedro

nasce a Genova il 3 agosto 1921 fucilato a Torino il 23 gennaio 1945, (Wikipedia). Sottotenente s.p.e. (servizio permanente effettivo) fanteria, partigiano combattente.

Sottotenente di complemento nel 3° reggimento artiglieria d’Armata nell’agosto 1941, rinunciava al grado ed entrava come allievo all’Accademia Militare di Modena nell’ottobre dello stesso anno, uscendone sottotenente in s.p.e. di fanteria nel marzo 1943. Destinato al 25° reggimento fanteria della Divisione Bergamo e, frequentata la Scuola di applicazione, raggiunse il reggimento mobilitato in Dalmazia, nei pressi di Spalato. Dopo l’armistizio dell’8 settembre combatté prima nelle bande partigiane jugoslave nel Friuli orientale. Passato poi in Piemonte, costituì in Val Grana la banda Italia Libera da cui ebbero origine le Brigate della la Divisione Alpini G.L. (Giustizia e Libertà) della Val di Lanzo. Trasferitosi successivamente in Val d’Aosta, organizzò le Brigate Mazzini raggruppate, nell’estate 1944, nella 7^ Divisione Alpini Giustizia e Libertà  di cui tenne il comando. Compilò e presentò alle maggiori autorità del C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale) un progetto di Statuto delle Forze Italiane della Resistenza per la formazione di una unica organizzazione militare apolitica, progetto che non poté aver seguito per disaccordo delle parti contraenti. Il 4 novembre 1946, l’Università di Genova conferì alla sua memoria la laurea ad honorem in scienze commerciali.

Fiera figura di partigiano, dopo avere combattuto contro il tedesco oppressore in terra straniera, accorreva sul patrio suolo per continuare la lotta di liberazione. Le valli di Lanzo, di Chialamberto e di Aosta conobbero la sua insonne attività che le trasformò in potenti baluardi contro l’avanzata nemica. Champercher, Bardonetto, Gressoney videro brillare il suo valore in audaci azioni che costituiscono luminose pagine della storia partigiana. Catturato una prima volta e liberato in seguito a scambio di prigionieri riprendeva il suo posto di combattimento finché, caduto per la seconda volta nelle mani dell’avversario, veniva condannato a morte. Nell’attesa dell’iniqua esecuzione scriveva il suo testamento spirituale dedicato ai compagni di lotta, e, al canto degli inni della Patria, con sul petto il distintivo di partigiano, affrontava il plotone di esecuzione e cadeva dopo avere comandato, eretto nella persona, il fuoco fratricida, gridando Viva l’Italia. – Torino, 23 gennaio 1945.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 617.