PELLIGRA Salvatore

nasce il 22 maggio 1891 a Comiso (Ragusa) (https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Pellegrini_(partigiano). Generale di Brigata s.p.e. (servizio permanente effettivo), comandante artiglieria XVIII Corpo d’Armata.

Uscito sottotenente d’artiglieria dall’Accademia di artiglieria e genio di Torino nel 1912 e frequentata la Scuola di applicazione d’arma, fu destinato al 36° reggimento artiglieria da campagna. Entrato in guerra nel maggio 1915 e promosso capitano nell’ottobre dello stesso anno, comandò la 194^ batteria d’assedio. Ferito nel 1917, ritornò al fronte due mesi dopo nel 3° da campagna, segnalandosi, al comando di un gruppo, durante la battaglia del Piave, sul Montello. Promosso maggiore nel 1925, fu assegnato alla Scuola Centrale di Artiglieria come insegnante, compito che assolse anche con la promozione a tenente colonnello conseguita nel 1928. Colonnello dal 1° luglio 1937, assumeva il comando del 1° reggimento artiglieria divisionale col quale prese parte, nel giugno 1940, alle operazioni di guerra svoltesi alla frontiera occidentale. Comandò, in seguito, la Scuola Centrale di Artiglieria a Civitavecchia. Nel febbraio 1942, in attesa della promozione a generale di Brigata, conseguita poco dopo, fu nominato comandante l’artiglieria del XVIII C.d’A. (Corpo d’Armata) allora dislocato in Dalmazia. L’armistizio dell’8 settembre lo trovò al Comando di artiglieria a Spalato. Fu scrittore apprezzato di questioni militari e collaborò a diverse pubblicazioni periodiche militari fra cui la Rivista di Artiglieria e Genio.

Altre decorazioni: Cr.g. al V.M. (Croce di guerra al Valore Militare) (Montello, giugno 1918).

In un momento di generale smarrimento spirituale, reagivà con fierezza all’ordine impartitogli di cedere le sue artiglierie. Rifiutando sdegnosamente l’invito di porsi in salvo imbarcandosi per l’Italia manteneva inalterata fede alle leggi dell’onor militare, rimanendo tra i suoi artiglieri con i quali affrontava sereno la situazione, pur avendo chiara visione dell’immancabile tragedia che incombeva sui forti votati al sacrificio. Organizzata la resistenza, l’alimentava con indomito ardore insensibile ai massacranti bombardamenti aerei, e benché tutto ormai crollasse inesorabilmente avanti a lui, la protraeva con eroica tenacia per lungo tempo infliggendo al nemico serie perdite. Sommerso da preponderanti forze nemiche, si sottraeva con cosciente determinazione ad ogni possibilità di salvezza per non abbandonare i gloriosi superstiti e con supremo sprezzo della vita affrontava il plotone di esecuzione attendendo la raffica mortale nella severa posizione di saluto militare, teso alla Patria lontana alla quale tutto aveva dato per l’onore e il prestigio dell’Esercito. Combattente della grande guerra, più volte decorato, cadde come visse, fedele al suo giuramento di soldato, luminoso esempio ai più di preclari virtù militari. Spalato – Signo (Dalmazia), 8 settembre – 1 ottobre 1943.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 336.