LI GOBBI Alberto

nasce a Bologna il 10 giugno 1914 (Wikipedia). Capitano s.p.e. (servizio permanente effettivo) artiglieria, Stato Maggiore Generale.

Figlio di colonnello di fanteria e fratello della M.O. al V.M. (Medaglia oro al Valore Militare) Aldo, caduto a Genova nell’aprile 1944 nello svolgimento di una missione di guerra durante la Resistenza. Conseguito nell’Istituto nautico di Genova il diploma di capitano di lungo corso, fu ammesso nel 1933 all’Accademia di artiglieria e genio di Torino e, nel 1937, ultimato il corso della Scuola di applicazione d’Arma fu promosso tenente ed assegnato al 27° reggimento artiglieria Cuneo. Incaricato del grado superiore e al comando della 9^ batteria someggiata, partecipò alle operazioni sul fronte occidentale e sul fronte greco-albanese. Trasferito, nel settembre del 1941, all’Accademia di artiglieria e genio di Torino come istruttore fu, a domanda, trasferito pochi mesi dopo ad un reggimento in partenza per la Russia dove partecipò, col grado di capitano, alle operazioni sul fronte russo al comando della 5^ batteria motorizzata del 108° reggimento artiglieria Cosseria. Ferito gravemente all’addome nei combattimenti sul Don il 12 dicembre 1942, fu rimpatriato con treno ospedale e ricoverato in ospedali vari. L’armistizio dell’8 settembre del 1943 lo trovò in famiglia a Oggebbio (Lago Maggiore), ancora in licenza di convalescenza assieme al fratello Aldo, anch’esso reduce dal fronte, in licenza premio. Raggiunto il deposito dell’11° reggimento di artiglieria ad Alessandria, presso il quale era in forza, fu catturato dai tedeschi. Evase immediatamente e attraversò le linee pochi giorni dopo, per ricongiungersi ad un comando italiano. Assegnato allo S.M.E. (Stato Maggiore Esercito) – Ufficio informazioni – fu aviolanciato il 5 dicembre 1943, in territorio occupato dal nemico con compiti operativi. Assieme al fratello Aldo stabili una rete informativa e di rifornimenti aerei alle unità partigiane estendentesi alla Lombardia, al Piemonte e alla Liguria. Nel gennaio 1944 assunse il comando militare della Brigata alpina Valle Strona, trasformatasi successivamente in Divisione alpina Filippo Beltrami operante in Val d’Ossola. Il 31 marzo a Genova fu catturato su delazione dai tedeschi insieme al fratello, che ferito nel tentativo di fuga e torturato morì il giorno dopo, mentre egli stesso condannato a morte fu tradotto nelle carceri di Marassi. Riuscito ad evadere il 30 luglio successivo, attraversò nuovamente le linee il 22 agosto presso Pisa e, a domanda, fu trasferito in ottobre al 35° reggimento artiglieria del Gruppo di combattimento Friuli. Al comando della 4^ batteria prese parte, dal 23 gennaio all’11 marzo 1945, alla guerra di liberazione. Ricoverato all’Ospedale Militare di Brindisi, ed in altri luoghi di cura riprese servizio nelle Batterie a cavallo nell’aprile 1947. Frequentò subito dopo, a Civitavecchia, il corso preparatorio al 1° corso di S.M. (Stato Maggiore) e superato con successo il 1° corso di S.M., ed il 1° corso superiore di Stato Maggiore presso la stessa Scuola fu inviato, dal gennaio al dicembre 1951 a Camberley (Inghilterra), a frequentare il corso di Stato Maggiore (Staff College) britannico. Rientrato in Patria prestò servizio per due anni all’Ufficio addestramento e regolamenti dello S.M.E. e promosso maggiore, dal gennaio 1954 comandò il III gruppo semovente delle Batterie a cavallo. Dal gennaio 1955 al dicembre 1958 prestò servizio al Comando Alleato di Shape (Parigi), alla Programs Division e in tale periodo fu promosso tenente colonnello in s.S.M. Frequentato nel primo semestre del 1959 presso la Scuola di guerra di Civitavecchia il 2° corso valutativo per la promozione, subito dopo era trasferito alla Scuola di guerra stessa come insegnante aggiunto di tattica al corso superiore di S.M. Dal settembre 1960 fu accreditato  presso l’Ambasciata d’Italia a Washington nelle funzioni di addetto militare e il 31 dicembre 1960 venne promosso colonnello. Dal novembre 1963 ha assunto il comando del reggimento artiglieria a cavallo, e dal gennaio 1965 è stato nominato Capo di S.M. della Regione Militare N.O. (Nord-Ovest)di Torino. E’ autore di numerosi articoli di carattere militare su riviste italiane ed estere. Muore a Milano il 4 maggio 2011 (Wikipedia).

Altre decorazioni: M.A. (Medaglia Argento (Vagalat-Filiates, aprile 1941); M.A. (Fronte russo – Don, settembre 1942); M.B. (Medaglia Bronzo) (Dhermi – Fronte greco, febbraio 1942); M.B. (Fronte russo – Don, dicembre 1942).

L’8 settembre 1943, pur sofferente per una grave ferita riportata in precedenti combattimenti, abbandonava la famiglia per raggiungere il proprio reggimento in lotta contro i tedeschi. Catturato e riuscito ad evadere attraversava le linee di combattimento e si offriva volontario per una importante, lunga e rischiosissima missione di guerra in territorio italiano occupato dai tedeschi. Durante un lungo eroico periodo, illuminato da purissima fede, prodigava il suo valore e la sua intelligenza ad organizzare e dirigere il movimento di liberazione della Patria, affrontando impavido il rischio di ogni ora e le certe insidie che lo avvolgevano e lo avrebbero travolto. Durante un feroce rastrellamento nemico, caduto in combattimento un valoroso ufficiale comandante di una formazione partigiana, presso la quale in quel momento si trovava, assumeva senza esitazioni il comando del gruppo, ne riuniva gli elementi già duramente provati, riuscendo a sottrarli alla morsa nemica con azioni episodiche condotte con decisione ed abilità ammirevoli. Arrestato e trovato in possesso di documenti che costituivano inequivocabile condanna, fu sottoposto ad estenuanti interrogatori e ad inenarrabili torture. Ma il sentimento del dovere e dell’onore sorretti dal sublime stoicismo, vinsero la ferocia teutonica: nessun segreto fu svelato, nessun compagno fu tradito. Avuta la possibilità di evadere vi rinunciava a favore di un compagno di lotta e di fede la cui opera riteneva tornasse più vantaggiosa. Procrastinata la fucilazione cui era stato condannato, nei lunghi mesi di prigionia non manifestava debolezze, né recriminava la sua giovinezza sacrificata, lieto di averla donata alla Patria. Quando fortunate circostanze gli permisero di fuggire, riprendeva il suo posto di combattimento e si offriva di continuare ancora la sua missione. Fulgido esempio di assoluta dedizione alla Patria ed al dovere. Italia occupata, 5 dicembre 1943 – 21 agosto 1944.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 529.