ZALTRON Francesco

nasce il 14 marzo 1920 a Marano Vicentino (Vicenza) (https://avlvicenza.wordpress.com/2020/03/04/a-100-anni-dalla-nascita-di-francesco-zaltron-silva-escursione-sul-sentiero-lultimo-viaggio-di-silva/). Sottotenente complemento artiglieria, partigiano combattente.

Figlio di mutilato della prima guerra mondiale, era iscritto all’Università di Padova, al quinto anno della Facoltà di medicina e chirurgia. Chiamato alle armi nel luglio 1942 ed inviato al 4° corso preparatorio nel battaglione d’istruzione del C.A. (Corpo d’Armata) per allievi ufficiali di complemento d’artiglieria, fu nominato sottotenente nel settembre 1943. Dopo l’armistizio, riparò a Thiene dove in quel seminario vescovile aveva compiuti i primi studi, chiamando a raccolta moltissimi giovani di Marano, di Thiene e dei paesi vicini per la costituzione dei primi nuclei partigiani. Nell’aprile 1944, organizzò e costituì la Brigata Granezza della quale divenne comandante col grado di maggiore ed, infine, la Brigata Mazzini, assumendo il nome di battaglia  Silva.

Organizzatore entusiasta, comandante valoroso, combattente eroico, sosteneva alla testa dei suoi partigiani le più audaci azioni contro un nemico sempre superiore per numero e mezzi. Ferito in piena mischia e caduto in un burrone veniva salvato da un compagno d’arme dopo due giorni di patimenti, di fame e di freddo. Ancora sofferente ripigliava il suo posto di lotta emergendo sempre per elevato spirito combattivo ed indomito valore in epici combattimenti durante i quali scorreva per la seconda volta il suo sangue. Catturato per vile delazione e consegnato al boia capiva che nessuna salvezza più gli rimaneva e con abile stratagemma, simulando di voler consegnare, al nemico armi e uomini, si faceva condurre in un alpestre località, ove per suprema segreta aspirazione voleva morire con lo sguardo fisso alle sue montagne. Eludendo la vigilanza della scorta, con le mani incatenate alla schiena, si lanciava in un baratro mentre echeggiavano i colpi della battaglia ingaggiata dai compagni accorsi per salvarlo. Raccolto gravemente ferito dai rabbiosi sicari che non volevano rinunziare alla loro vittima, veniva vilmente soppresso con un colpo alla nuca ed il suo cadavere, per estremo vilipendio, impiccato ed oltraggiato. Così nella piena giovinezza e nel pieno ardore della sua passione, assurgeva fra gli eroi una delle più nobili figure del movimento partigiano. Calvene, 28 marzo 1945.


Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 646.